Solo una delle tante scuse per attaccar briga o un'effettiva problematica da risolvere?

Vero è che spesso all'interno del condominio reciproche antipatie spingano a cercare qualsiasi pretesto finalizzato alla lite, tuttavia, la questione di cui ci occupiamo oggi rappresenta una complessa tematica affrontata, spesso, anche dalla giurisprudenza.
Eppure, in merito, il problema nasce proprio dalla vaga definizione che la legge dà al concetto di "spazio da adibire a parcheggio".
Iniziamo proprio da quì, dalle diverse tipologie.
Allora, partendo dall'interno dell'edificio è possibile avere dei box chiusi privati o anche dei semplici posti auto delimitati da strisce, oppure, ancora, dei posti auto non espressamente attribuiti bensì usati in modo indistinto dai singoli proprietari. 
All'esterno dell'edificio (ma sempre sul suolo condominiale ex art. 1117 c.c.) è possibile trovare le stesse tipologie (esclusi ovviamente i box); ed ancora, nulla esclude che i posti auto vengano realizzati su un'area esterna di proprietà di un terzo.
Chiarito questo passiamo a "studiare" l'effettiva natura giuridica del diritto che si può vantare su un determinato parcheggio. 
Esiste, prima di tutto, un diritto di esclusiva proprietà del posto auto; questo è "sempre" il caso del box, ma può trattarsi anche di un posto auto esterno che il condomino acquista a titolo personale divenendone unico proprietario.
Fin quì tutto bene.
I problemi cominciano a sorgere quando ci si trova nella situazione di "mero diritto al posto auto di incerta definizione e qualificazione" e soprattutto, nello specifico, quando tali parcheggi non sono sufficienti per tutti.
Per comprendere a pieno la problematica e cercare di trovare una soluzione torniamo indietro nel tempo.
La data che segna la svolta nella "storia dei parcheggi" è il 1967 quando, la cosiddetta Legge Ponte stabilisce l'obbligo, per tutti gli edifici di nuova costruzione, ed anche per quelli già in essere, ove possibile, di avere spazi destinati a parcheggio ed ancora che, i medesimi parcheggi vadano intesi come pertinenziali agli appartamenti (da quest'ultima affermazione nasce una lunga disputa sulla questione "è possibile vendere l'appartamento separatamente dal parcheggio e/o viceversa?" di cui, al momento, scegliamo di non occuparci).
Tornando quindi alla questione "parcheggi insufficienti" vi starete chiedendo: perché, se la normativa prevede obbligatoriamente un parcheggio per ogni appartamento, i posti auto continuano ad essere oggetto di disputa?
Bè, è facile intuire come, nella maggior parte dei casi, il diritto descriva situazioni perfette che poi nella realtà risultino essere tutt'altro che tali. Difatti, pur volendo ipotizzare l'assoluto rispetto della normativa, e quindi la corrispondenza, in ogni singolo caso, di parcheggio-appartamento, capita spesso che il nucleo di un appartamento possegga più veicoli o ancora che alcune vetture possano essere più grandi di un singolo posto-auto tanto da occuparne due.
Ed allora, volendo trarre le conclusioni, come potremmo risolvere il problema? 
Innanzi tutto si potrebbe ipotizzare un uso turnario dei posti auto ovvero la rotazione dei parcheggi tra gli aventi diritto; ancora, si potrebbe far ricorso ai parcheggi in sovrannumero di altri condomini. Ma per quanto riguarda questo tema (strettamente connesso alla disputa sulla pertinenzialità dei parcheggi rispetto agli appartamenti cui abbiamo fatto cenno sopra) rimandiamo ad altro approfondimento.